La comunità tursitana è stata fortemente segnata dalla
tragedia per l'assasinio, avvenuto a Genova il 3 agosto 2005, del
maresciallo maggiore delle Guardie Giurate Adolfo Ferrara di anni
36.
Vasta eco degli avvenimenti sono riportati da tutta la stampa e tg
nazionale oltre che su questo sito.
L'amministrazione Comunale di Tursi ha proclamato per il giorno 8
agosto 2005 il LUTTO CITTADINO con onorificenza della salma che sarà
esposta in camera ardente, allestita nella sala consiliare del Comune
di Tursi, dalla mattina di domenica 7 agosto 2005.
Le esequie alla presenza di autorità civili e religiose saranno
in forma pubblica officiate nella Cattedrale di Tursi alle ore 10:00
del 8 agosto 2005 da S.E. Francescantonio NOLE' Vescovo della Diocesi
Tursi-Lagonegro.
(articolo di Salvatore Verde, dalla Gazzetta
del Mezzogiorno del 4 agosto 2005)
Tursi – La triste notizia da Genova è arrivata telefonicamente
quasi in ogni famiglia tramite un loro congiunto o parente, verso
le ore undici, prima ancora della conferma ufficiale. Era di Tursi,
infatti, il trentaseienne Adolfo Ferrara, maresciallo maggiore della
Sicurpol, morto in servizio, durante una fallita rapina in piazza
Sant' Agnese, nel centro storico del capoluogo ligure. Prelevato il
contenitore di denaro da un supermercato e accortosi del tentativo
criminoso, si è precipitato nel furgone portavalori, ma è
stato ucciso dal delinquente che gli ha sparato un colpo al torace
ed è poi fuggito, coperto dal casco. Le indagini sono affidate
al pm genovese Sabrina Monteverdi. “Affidabile”, un “amante del proprio
lavoro”, che “ci insegnava a lavorare a tutti”, così ne hanno
parlato i colleghi di lavoro. La dinamica della tragedia e problemi
contrattuali hanno spinto il sindacato di categoria a proclamare uno
sciopero per venerdì prossimo a Genova e provincia. "Era
una brava e bella persona", ha aggiunto Marco Carmassi, collega
della Filcams-Cgil, che ha ricordato il loro stipendio base di circa
mille euro e i quattro euro di indennità per quel tipo di trasporto
valori.
Quello fatale, era l’ultimo incarico di Adolfo Ferrara prima delle
ferie e tra un paio di giorni avrebbe fatto ritorno nel paese natale
con la giovane moglie compaesana. Emigrato da oltre un decennio, abitava
a Sestri Ponente, quartiere popoloso del capoluogo ligure, dove si
era ben inserito, come gli altri emigranti tursitani che vivono a
Genova dal lontano 1952 (oggi sono oltre seimila nelle ramificazioni
di discendenza, cioè più degli attuali residenti effettivi
che, a Tursi, non raggiungono i 5.500 abitanti). Non a caso il sindaco
genovese on. Giuseppe Pericu ha dichiarato di essere “profondamente
rattristato per l’accaduto”, volendo essere “vicino alla famiglia,
alla comunità dei tursitani a Genova e a quella del Paese d’origine,
colpite dalla tragedia ed uniti dal comune dolore e da sentimenti
di fraterna solidarietà, rinnovando i vincoli di amicizia che
si concretizzeranno nel gemellaggio istituzionale ormai prossimo”.
Giovane di temperamento socievole, intelligente e gran lavoratore
(prestava servizio di sicurezza anche in una nota discoteca), aveva
lavorato in proprio come camionista prima di entrare nel settore,
dove aveva raggiunto in sei anni il massimo grado della gerarchia
previsto per le guardie giurate. Troppo forte il legame con la famiglia
e il paese, lo testimoniano i suoi ritorni, l’ultimo di poche settimane
addietro. Il padre Benito, 69 anni, vedovo dal 1988, che si è
fatto carico dei quattro figli maschi, pur nel dolore ne ha ricordato
“la voglia di ritornare presto a vivere a Tursi, dopo un periodo di
sacrifici”, sfogando la rabbia sulla “modalità della pattuglia
in un servizio oltremodo rischioso”, mentre i fratelli sono partiti
subito per la Città della Lanterna. Solo domani, espletate
le formalità burocratiche di rito, si deciderà per le
esequie. “Tursi si prepara a vivere un altro rito di dolore”, ha commentato
il sindaco Salvatore Caputo “dopo la morte di un ragazzo non ancora
quattordicenne, in un incidente con la moto. Due eventi così
traumatici e ravvicinati segnano in profondità la nostra anima
collettiva”.
(articolo di Salvatore Verde, dalla Gazzetta del Mezzogiorno
del 5 agosto 2005)
Tursi - Farà ritorno nel cimitero del paese natale, probabilmente
agli inizi della prossima settimana, la salma del tursitano Adolfo Ferrara,
36 anni, maresciallo maggiore della Sicurpol genovese, ucciso mercoledì
mattina da un colpo di pistola sparatogli a bruciapelo da un delinquente,
poi fuggito, durante un tentativo fallito di rapina, nel centro storico
del capoluogo ligure. Riposerà accanto alla madre Giuseppina
Trani, deceduta a 44 anni nel 1988, dopo un’inesorabile malattia. Lo
hanno deciso i tre fratelli, Antonio, il più grande, Luigi e
Graziano (il più giovane, studente universitario che condivideva
con Adolfo l’appartamento di residenza nel popolato quartiere di Sestri
Ponente), arrivati nella stessa giornata a Genova, insieme con la moglie
Antonella, amore giovanile, anche lei figlia di emigranti tursitani
nella Città della Lanterna. E’ stata così esaudita la
nota volontà dello sfortunato Adolfo che, con l’affiatata consorte,
aveva da sempre in animo di ritornare a Tursi, “dopo anni di sacrifici
(la moglie fa la parrucchiera e lui prestava servizio di sicurezza anche
in una discoteca cittadina)”, ci ha confermato ieri il padre Benito
Ferrara, affranto dall’inconsolabile dolore per la innaturale fine del
terzogenito e intenzionato a partire, accompagnato da parenti, per rivederlo
l’ultima volta, prima dell’autopsia fissata per domani (venerdì).
Successivamente, la salma sarà salutata dai colleghi e dalla
numerosa comunità di tursitani a Genova. Non a caso, oltre alla
dichiarazione di “tristezza, solidarietà ed amicizia”, il sindaco
genovese on. Giuseppe Pericu ha trasmesso un messaggio di cordoglio
per i funerali. Domenica mattina, appena arrivata la bara a Tursi, per
disposizione del sindaco Salvatore Caputo, sarà allestita la
camera ardente nella sala consiliare del municipio e i funerali dovrebbero
svolgersi in forma pubblica lunedì pomeriggio, giorno di lutto
cittadino, con la prevedibile partecipazione popolare e di una delegazione
di colleghi di lavoro, per il picchetto d’onore, oltre ai rappresentanti
del sindacato di categoria delle guardie giurate di diverse regioni.
I tempi della traslazione si sono modificati proprio per l’effettuazione
dell’esame anatomo-patologico, dal quale il pm Sabrina Monteverdi e
gli inquirenti si attendono altri utili elementi balistici per definire
alcuni aspetti dell’evento criminoso. Che nell’immaginazione popolare
ha colpito non poco, facendo emergere del portavalori “una personalità
buona, che non ha pensato ad utilizzare l’arma in dotazione per difendersi,
purtroppo pagando con la vita, mentre tentava di sottrarsi al pericolo”,
e del vile gesto dell’assassino una “inutile ferocia, forse per ripicca,
proprio perché la rapina era ormai fallita”, mentre tutti si
interrogano sulla fatale mancanza del doveroso giubbotto antiproiettile.
Numerosi i commenti dai compagni di scuola, dai tanti amici e dalle
persone dello storico rione di San Michele (dove ha sempre vissuto la
famiglia Ferrara), che hanno visto Adolfo crescere con intelligenza,
bonomia e apertura sconfinate, compresi quelli di alcuni rappresentati
istituzionali, tra i quali i consiglieri regionali Antonio Di Sanza
e Vincenzo Santochirico, che hanno espresso profondo cordoglio per l’uccisione
avvenuta nell’esercizio del proprio dovere.